domenica 30 dicembre 2007

sabato 29 dicembre 2007

Grandi donne

Benazir Bhutto è morta. Alla fine sono riusciti ad ucciderla. Scrivo di lei solo oggi, in un momento in cui mi sono alzata dal letto, con la mia borsa dell'acqua calda, compagna immancabile in questi ultimi due giorni. Sono rimasta davvero male, per quanto si trattasse di una morte "annunciata". Benazir Bhutto era l'ex Presidente pakistano, era la leader dell'opposizione al governo del generale Musharraf. Era una madre, una moglie, una donna coraggiosa che amava il suo paese e il suo popolo, che aveva riacceso in molti la speranza, per un cambiamento, per la democrazia. Era una donna che ammiravo. A lei e alle molte donne coraggiose vive o morte (uccise) va il mio pensiero. Per non dimenticare. Scrittrici, giornaliste, politiche che hanno cercato la verità, che lottano per degli ideali, per il bene comune, contro i poteri forti e corrotti. Donne che ci credono fino in fondo, che ci mettono forza e cuore. Penso ad Anna Politoskaia, ad Aung San Suu Kyi...loro e i loro pensieri vanno portati avanti e ricordati.
La situazione in Pakistan ora è molto tesa e gli scontri di questi giorni preannunciano una guerra civile; non ci sono politici così capaci e così amati come la Bhutto. In paesi così difficili e tormentati si fa fatica a immaginare una soluzione...
Io pensando a queste donne mi accorgo che esistono problemi molto più grandi dei miei e credo che questi siano esempi importanti.
Ora, la mia più grande speranza e il mio appello sono per la liberazione di Ingrid Betancourt, candidata verde colombiana, da cinque anni ostaggio dei ribelli della Farc nella giungla. Ricordo che proprio oggi sono state avviate alcune trattative guidate da Chavez che, mi auguro, si concluderanno con la liberazione di tre ostaggi. Ma la Betancourt è franco-colombiana ed è assolutamente vergognoso che che siano passati così tanti anni senza che un governo, europeo e moderno, come quello francese, sia riuscito a portare avanti trattative e azioni significative verso la liberazione. Poco o nulla è stato fatto per una leader politica a cui, per fortuna, i media hanno dato risalto, pensate per i tantissimi altri prigionieri che sono con lei, persone comuni, di paesi "arretrati", come potrà finire...
Resistere, resistere, resistere! (informarsi ed interessarsi sempre)

martedì 25 dicembre 2007

Canta che ti passa...

GENTE PER BENE E GENTE PER MALE
BATTISTI-MOGOL

Ah fatemi entrare
voglio giocare voglio ballare insieme a voi
No! Sei troppo ignorante
odori di gente
che non conta niente, paura ci fai

Eppur io sono buono - ma... sarà
Vi porto un po' di vino - non ci piace
E son di compagnia - va all'inferno e così sia

Perché non mi volete forse con un altro mi scambiate
non feci mai del male

mio padre è guardia comunale
mia madre lavora all'ospedale
per questo tu non sei a noi uguale

Ah fatemi entrare
so che scherzate poi canterete insieme a me
No! Oltre ignorante sei anche invadente
con noi non la spunti e non chieder perché

Eppure non son nato - fatti tuoi
Indesiderato - hai capito
sbagliate forse voi - tanto qui non entrerai

Perché dicono che il cane mio non è intelligente
non han capito niente

festeggia sempre l'altra gente
e farsi amar per lui è importante
fa quel che sente lui fa quel che sente
è solo perché come te è ignorante.

Ah! Fa freddo un poco ma c'è un bel fuoco un po' più in là
tu vendi amore, ma questa sera purtroppo
io non ho soldi e per questo non lo posso comprare
Ah! Ma dici davvero ma dici davvero non posso accettare
Comunque grazie, ancora grazie
E vista l'ora gentile signora ti posso accompagnare?
E vista l'ora gentile signora ti posso accompagnare?


BUON NATALE

giovedì 20 dicembre 2007

Storia di una passione

"Sei bella. Mi fai sesso".
"Prima o poi mi tradirai".
"Io non appartengo a nessuno".
"L'ho sempre saputo, Nicola, ma amore è purezza. Altrimenti non è".
Più parlo e più l'allontano. Arrischio sincerità plebea e immodesta, gli faccio annusare la mia paura. Scavo nel buco della sua anima, senza alcuna indulgenza.
"Nicola, la passione, questa passione uccide. Perchè è una resa".
Inseparabili siamesi, siamo monadi saldate. Nicola ha l'odore costante della febbre che mi trascina, ipocrita e macilenta, nella dipendenza.
Dipendo da lui e lo sa. Controlla da padrone ogni mia cellula, ne approfitta, il sapermi soggiogata al suo invisibile potere gli garantisce immunità al dolore. Mi lascerà piagata e offesa, senza accorgersene. Conosco il distacco, non saprò rialzarmi, la normalità è fuori mano, negletta.
"Questa casa è come te, Vera".
"Antica?"
"No, troppa".
"Troppo cosa? Troppi mobili, ninnoli inservibili, decori inutili?"
"Troppo. Troppo senza aggettivi".
"Non esiste troppo senza aggettivi. E' un errore di sintassi".
"Troppo emotiva, Vera. L'aggettivo potrebbe essere emotiva".
"Esagerata, vuoi dire?"
"Ti fai annientare dalle mozioni. Io ho bisogno di razionalità, amabilità, difese. Lavoro dodici ore al giorno anche per questo".
Gli cingo le spalle conficcandogli le unghie nella schiena, burro che liquefa e riscalda, edifica palizzate acquiescenti. La pelle di Nicola sa di panna. La mia non ha la compattezza che bramo.
Detesto la sua giovinezza.
Fra qualche anno io sarò da buttare e lui ancora un uomo vero. Appetibile, affamato, seducente. Fertile. Io, un avanzo. Devo educarmi. Il punto è che mi nego persino il pensiero.
Incrocio ancora più salde le mie gambe, infilo i piedi che diventano improvvisamente freddi sotto il suo sedere. Potrei perderlo con un'occhiata. Pochi istanti fa mi dilaniava senza fare rumore.
"Ci si fa male anche solo esistendo, Vera. Io so dosare, tu invadi".
"Ripetimi, adesso, che non te ne andrai. So che accadrà".
Parlo senza ascoltarmi, mi camuffo, gli occhi già gonfi. Vorrei solo sparire dentro la sua carne. Lo strazio, che avvita, fa male dappertutto.
Non mi sposto, nell'impotenza di lasciarlo anche solo addormentare.
"Nicola, oltre a te non vedo niente".
"Ho fame, Vera. Ho bisogno d'aria, andiamo in cucina, qualcosa inventeremo".
"E gli orecchini?"
"Li sistemiamo dopo, rivestiti, amore".


Paola Calvetti "Nè con te nè senza di te"

lunedì 10 dicembre 2007

sabato 8 dicembre 2007

Operai

E' morto un altro ragazzo in seguito all'incendio delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino; 4 morti, e potrebbero ancora crescere.
Ho sentito il dovere e la necessità di parlarne sul mio blog, come piccolo omaggio, sperando che non sia retorico, perchè è fortemente sentito.
Io ci ho pensato molto. Ho pensato al significato di morire così, a 30 anni, tragicamente, in un incendio. Ho pensato alle mogli che si sono svegliate in un letto vuoto, ai bimbi, piccolissimi, che forse ora non capiscono, ma capiranno. Ho pensato alla paura che si deve provare, quando si capisce di stare morendo, esplicitata nella frase di Roberto Scola, che era terrorizzato di non rivedere più i suoi figli. Penso al dolore, anche fisico. Mi sono sinceramente rattristata, mi sono sinceramente commossa davanti alle parole dei colleghi, persone che portano un peso, un'angoscia quotidiana alle quali difficilmente ci capita di pensare. L'angoscia della necessità, del vivere precario, l'angoscia di trovare, a tratti, assurda la propria vita. A chi, leggendo, sta pensando che non basta o non serve commuoversi, rispondo che ne sono pienamente consapevole, e anche in questo sta il mio sconforto. Il reparto in cui è divampato l'incendio stava per essere dismesso e, forse, per questo, si è pensato si potessero trascurare i controlli e gli impianti di sicurezza. Gli estintori non andavano, così come le pompe d'acqua e il telefono d'emergenza; questi sono i fatti su cui qualcuno dovrà rispondere. Sono morti quattro uomini, giovani, che facevano turni anche di 12 ore, di notte, in condizioni non sicure, per guadagnare quei 30€ in più, per loro indispensabili per provvedere alle loro famiglie, per cercare di vivere e non solo di sopravvivere, e chi si rifiutava veniva licenziato o indotto ad andarsene. Questo è solo un episodio, tragico, di una situazione che riguarda moltissime persone (siamo in Italia!). Questa è una piaga sociale vergognosa, da affrontare con urgenza; è una questione di condizioni di lavoro, ma è , anche, una questione di condizioni sociali, di vita. Davanti a queste storie non mi sembrano così lontani i discorsi sull'alienazione di Marx. E allora bisogna farsi qualche domanda...
Non voglio cadere nella facile polemica, nella facile indignazione; volevo solo dedicare un pensiero e una riflessione a una vicenda che mi ha molto colpita. Perchè 4 persone sono morte, bruciate, in un'acciaieria di Torino.

"Le morti bianche" di Michael Santhers

L'operaio capì che l'inferno è sulla terra e il paradiso sono quelle ali che ti fanno volare sopra le miserie.

Dall'ultimo piano, il decimo piano, guardò il cielo, fece per toccare una nuvola con un dito e precipitò nel vuoto.

Le chiamano morti bianche come avvenissero senza sangue.

Sono morti inopportune che spesso avvengono quando l'informazione è già impegnata in altri eventi.

Sono cadaveri con vite banali, sono numeri decimali che non incidono sul bilancio.

Sono cani che hanno abbaiato nel qualunquismo per mestiere, sono un nome nell'anagrafe che si cancella come un'impronta nel deserto in pieno vento, sono i ricordi sbiaditi del giorno dopo.


martedì 4 dicembre 2007

Mondo Tv

Mentre sono qui combattuta sul da farsi riguardo ai miei esami universitari ( provare, rimandare, scritto, orale, lettera, testamento), prendo tempo, scrivendo questo post.
Guardo veramente poca televisione, un pò per scelta e un pò perchè non me ne capita l'occasione. I programmi che mi piacciono sono su Rai3 e su La7. Su Rai3 seguo il Tg, Ballarò, Che tempo che fa e Parla con me; la rete di Tronchetti Provera (!!) mi attira, invece, per Crozza Italia, l'Infedele, Otto e mezzo e Markette (lo fanno ancora?). Capite bene come non solo guardi poca televisione, ma anche come il mio ruolo di telespettatrice si concentri per larga parte in una full immersion domenicale, così che dopo il Tg3, Che tempo che fa, Crozza Italia e Parla con me, svengo, ma col sorriso sulle labbra. E' il solito discorso: o non c'è un cavolo o è tutto la stessa sera, o a orari improbabili. Questa è la situazione normale.
Quando sono con la nonna, invece, guardo, nell'ordine: Forum, Tg4, Beautiful e l'Italia sul 2. In questo caso sono felice che tutto si concentri nello stesso giorno, in poche ore; un colpo solo, senza protrarre il dolore. Però sono affezionata anche a questi momenti e, ovviamente, racconto tutto questo con simpatia (quasi tutto diventa piacevole se hai una persona che ti dice di essere felice che tu sia lì con lei e che condividiate un momento insieme). Comunque, in Beautiful, Taylor è morta e resuscitata non una, ma due volte, le storie di Forum sono tutte vere, a L'Italia sul 2 ci sono sempre, per par condicio, un giornalista de Il Giornale e uno di Libero e il Tg4...bè, no, il Tg4 proprio non lo sopporto! Non tanto per le inchieste al mercato, le interviste al panettiere (come aspirante sociologa non posso non notare gli errori metodologici) o le storie di vita dei cuccioli abbandonati, ma per quel giornalista, Filippo D'Acquarone! Con quella voce sempre da cane bastonato, mono-tono, privo di espressività, senza verve; oh, proprio non mi piace.
Comunque guardare questi programmi aiuta a farsi un'idea di come girino le cose, del controllo e della politicizzazione delle reti, della distorsione dei fatti. Ogni volta che guardo e commento divertita questi programmi con la nonna, mio nonno osserva sconsolato e se la prende con Silvio e i fascisti e mia nonna sbotta:"Sempre quel Berlusconi lì devi tirar fuori!Sei ossessionato da quel Berlusconi lì!"


P.S Ho scoperto per caso questa tv online gratuita, che ne pensate? http://www.riflettotv.it/
Non ho avuto molto tempo per guardarci; ho visto solo un servizio interessante sull'11 settembre. Non so ancora dare un parere, ma come idea non è male...

venerdì 30 novembre 2007

Paolo e Francesca


Meraviglioso Benigni!Nel suo spettacolo è riuscito a passare da un momento esilarante, di comicità vera, frizzante, ad un momento sublime, per merito dei versi di Dante, ma anche per la sua interpretazione e spiegazione. Il tema della scelta, del libero arbitrio e del prendersi carico della propria vita. Non c'è niente di peggio dell'ignavia! Bisogna prendere posizione, partecipare, assumersi delle responsabilità. A questo proposito, ho trovato importante che Benigni abbia insistito sul fatto che si può scegliere il bene o scegliere il male; che esiste gente per bene, ma anche gente per male. Come ha detto una volta Biagi, non si può negare l'esistenza del male, o attribuirgli sempre nomi diversi. Ed essere consapevoli che il male c'è è, a mio avviso, estremamente importante per riconoscerlo e, quindi, per distinguerlo dal bene, per poter, poi, fare la propria scelta. Il filosofo Galimberti in una recente intervista dove gli si chiedeva di commentare i fatti di cronaca, da Perugia a Garlasco, ha sottolineato come, secondo lui, il grande rischio nella società moderna è che si perda, come già sta avvenendo, la distinzione tra bene e male.
Poi c'è l'amore, protagonista del V Canto dell'Inferno e tema centrale dello spettacolo. Benigni ha voluto dedicare la serata all' amore, scelta coraggiosa e originale di questi tempi. Ha anche preso in giro, in modo intelligente (lungi dall'essere bacchettone!!), il continuo parlare (e, forse, raramente fare...) di sesso, atto meraviglioso che, però, oggi sembra diventare una patologica ossessione, che spesso ne svilisce il bello, il piacere, la curiosità.
L'amore, quindi. Dante ha scritto un'opera, come la Divina Commedia, per amore di una donna, vera, col suo corpo, che suscitava passione. La possenza dell'amore, che ci disarma totalmente, ci disorienta e suscita in noi il pensiero dell'eternità, del senso della nostra vita.
L'amore e una passione travolgente hanno segnato il destino di Paolo e Francesca e il lettore, come lo stesso Dante, viene vinto dalla pietà davanti a questo racconto così struggente e umano. Francesca racconta, con lucidità, senza pentimento, e Paolo, accanto a lei, non smette di piangere.
Non c'è niente di più doloroso che pensare ai momenti felici e parlarne, quando li si ha perduti e si soffre; lo diceva anche De Andrè. L'episodio di Paolo e Francesca è sempre stato tra i miei preferiti, quando al liceo studiavo la Commedia. E' una storia tristissima, che Dante racconta riuscendo a farmi emozionare, mostrandomi una Francesca fiera e un amore ancora forte, più di tutto (...che mai da me non fia diviso...) e mostrando la sua reazione umana, di chi non si capacita di come Dio possa aver voluto punire, in modo così tragico, due giovani amanti (... sì che di pietade io venni men così com' io morisse. E caddi come corpo morto cade.)



Questa serata mi ha distratto un pò dalle ansie e dai casini della giornata, molto meno sublimi; menomale.

A voi alcuni versi:

"O animal grazïoso e benigno

che visitando vai per l’aere perso

90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,

se fosse amico il re de l’universo,

noi pregheremmo lui de la tua pace,

93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.

Di quel che udire e che parlar vi piace,

noi udiremo e parleremo a voi,

96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.

Siede la terra dove nata fui

su la marina dove ’l Po discende

99 per aver pace co’ seguaci sui.

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,

prese costui de la bella persona

102 che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,

mi prese del costui piacer sì forte,

105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte.

Caina attende chi a vita ci spense".

108 Queste parole da lor ci fuor porte.

Quand’io intesi quell’anime offense,

china’ il viso e tanto il tenni basso,

111 fin che ’l poeta mi disse: "Che pense?".

Quando rispuosi, cominciai: "Oh lasso,

quanti dolci pensier, quanto disio

114 menò costoro al doloroso passo!".

Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,

e cominciai: "Francesca, i tuoi martìri

117 a lagrimar mi fanno tristo e pio.

Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,

a che e come concedette amore

120 che conosceste i dubbiosi disiri?".

E quella a me: "Nessun maggior dolore

che ricordarsi del tempo felice

123 ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.

Ma s’a conoscer la prima radice

del nostro amor tu hai cotanto affetto,

126 dirò come colui che piange e dice.

Noi leggiavamo un giorno per diletto

di Lancialotto come amor lo strinse;

129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fïate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disïato riso

esser basciato da cotanto amante,

135 questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mi basciò tutto tremante.

Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:

138 quel giorno più non vi leggemmo avante".

Mentre che l’uno spirto questo disse,

l’altro piangëa; sì che di pietade

141 io venni men così com’io morisse.

E caddi come corpo morto cade.

sabato 24 novembre 2007

Contro la violenza alle donne e contro la lotta tra sessi

Nell'ultimo periodo, forse perchè mi sono sentita io più matura come donna, forse incalzata dai continui e terribili fatti di cronaca, parlando anche con persone che lavorano in centri di accoglienza per le donne e informandomi sui dati esistenti, ho sentito fortissimo il drammatico tema della violenza alle donne.
Violenza in primo luogo fisica, fatta di maltrattamenti, stupri e, non va dimenticato, omicidi; violenza psicologica, altrettanto aberrante, fatta di continue umiliazioni e vessazioni.
Nell'Italia democratica, avanzata e ricca, la violenza alle donne è estesa e frequente e, come è noto, avviene per la maggior parte delle volte, in casa o, comunque, da parte di mariti, ex-compagni, conoscenti.
Può essere facile parlare, più difficile è capire cosa si può fare, come mobilitarsi; io ci pensavo, nel mio piccolo. Certamente il primo passo deve essere quello di denunciare questa piaga e portarla all'attenzione di tutti; è quindi necessario, che gli occhi, le orecchie e la bocca di tutti si attivino, come possono, sentendosi chiamati in causa.
Personalmente sono convinta che un passo essenziale per risolvere questo penoso problema, deve essere fatto in direzione della cultura e, soprattutto, dell'educazione. Educazione che, a livello istituzionale, va affrontata nelle scuole, per i giovani, da parte di insegnanti ed esperti, ma anche educazione quotidiana, da parte delle famiglie e di tutti noi, prestando molta più attenzione al linguaggio nostro e altrui, ponendo tra i valori fondamentali il rispetto della donna, non facendoci assuefare da chi ci propone quotidianamente l'equazione donna-corpo, rifiutando l'idea che le persone si possano possedere, come oggetti privati. Piccole cose, che però, secondo me, porterebbero il loro contributo alla causa, più di quanto non si pensi. E' ovvio che questi aspetti culturali devono coronare un'efficace e decisa azione legislativa che tuteli le donne e garantisca la pena per chi le viola.
Dicevo che questo tema mi colpisce e mi rattrista particolarmente e ogni volta che mi è capitato di leggere qualche fatto di violenza alle donne ho pensato che bisognasse assolutamente farsi sentire e che lo stesso dovessero fare gli uomini, quelli veri, che immaginavo sentissero il dovere morale di distinguersi da chi li rappresentava così idegnamente ed il bisogno di dimostrare la loro solidarietà alle donne e il loro impegno.
Circa un mese fa leggo che finalmente è stata organizzata una grande manifestazione a Roma contro la violenza alle donne. Sono felice, mi informo per il pullman perchè voglio partire, penso di mandare mail per avvisare tutti e penso subito di coinvolgere anche mio padre, mio fratello, uomini che amo e stimo, e le mie amicizie maschili. Spero con tutta me stessa che non si compia il solito, enorme, errore, ma invece, sul sito del comitato organizzativo, nell'ultima riga leggo: "manifestazione di donne per le donne"; gli uomini non sono graditi. Per questo motivo ho deciso di non partecipare alla grande manifestazione di oggi; rimane un avvenimento importante, ma non ne condivido le impostazioni.
Ho letto poco fa su La Repubblica online che sono state cacciate dal corteo due esponenti di Forza Italia e che tre uomini sono stati allontanati, OFFESI e SPINTONATI. Sono indignata. Ma cosa si pensa di ottenere di positivo in questo modo? La lotta contro la violenza alle donne deve essere un impegno di tutti; le donne di Forza Italia sono forse meno donne delle altre? E gli uomini? Il problema della violenza è delle donne in quanto vittime, ma è anche, fortissimamente, degli uomini. Chi le picchia, le violenta, le uccide? E le donne maltrattate, non hanno anche figli, fratelli, amici che, magari, vogliono far sentire la loro partecipazione contro questa violenza? Gli uomini devono prendersi carico, insieme alle donne, di questo problema, devono interrogarsi, devono dialogare, tra di loro e con noi. Gli uomini, ripeto, quelli veri, devono farsi sentire e devono isolare i delinquenti.
La manifestazione di oggi si è trasformata, in alcune circostanze, in un'iniziativa sessista e di parte, per volere di alcune associazioni che deludono, con le loro azioni, i loro intenti e contribuiscono a distorcere ancor più i rapporti tra uomo e donna, che dovrebbero, invece, essere fonte di scambio, di arricchimento e di bellezza per una società moderna e civile. Finchè la lotta contro la violenza sulle donne verrà strumentalizzata e trasformata in una guerra tra i sessi, potrà fare, a mio parere, molti meno passi avanti, rispetto ad un'azione condivisa, verso il raggiungimento di vera e laica libertà e dignità per le donne.

giovedì 22 novembre 2007

Via!

Eccomi, si incomincia. Ci ho pensato a lungo; non pensavo fosse cosa per me. Ho deciso anch'io di confidarmi, di condividere, perchè spesso mi accorgo di quanto siano poche le persone che conoscono tutti i vari aspetti di me, e mi dispiace. E' normale avere rapporti diversi, anche per profondità e complicità, ma il fatto è che mi scoccia da morire quando non riesco a fare e a dire ciò che vorrei! Capita a tutti, a volte, no? E sento che le persone con le quali entro in contatto, avvertano di me più o meno sempre le stesse caratteristiche, trascurandone del tutto altre, che fanno ugualmente parte del mio essere. Lo so, il mio amico Roby direbbe che mi preoccupo troppo di piacere agli altri, ma la questione è un pò diversa. Io mi preoccupo di poter esprimere quando voglio, serenamente (ma anche pacatamente ;-)), l'Elena che sono e che conosco, in modo che almeno ci siano gli elementi per piacere, o non piacere, agli altri. Ad esempio, quest'estate un amico che conosco da tempo e col quale ho un ottimo rapporto mi ha detto: "Sei buffa" e l'ha detto piacevolmente sorpreso. Io ho pensato:"Ma cavolo, io sono la regina dei pagliacci! Ti pare che solo dopo una giornata spensierata al mare se ne sia accorto??" E infatti da quel giorno sono stata molto più a mio agio. Oppure mi capita, quasi quotidianamente, di commentare in famiglia, o con pochi intimi, fatti di politica, attualità, cultura...e qualche idea salvabile credo di elaborarla, eppure difficilmente, in occasioni pubbliche, mi espongo e se lo faccio lo faccio male! E' inutile, si vede che per uscire completamente allo scoperto ho bisogno di creare rapporti esclusivi, di tempo; devo potermi fidare dell'altro, sapendo che non mi giudicherà, non mi ferirà. Ho sempre considerato il blog come una forma espressiva positiva ed efficace, ma troppo "esibizionista", troppo "sotto i riflettori", per come sono io; però sono curiosa, affascinata, voglio tentare...
Questo blog è per provare a farmi conoscere e ad esprimermi a pieno, più di quanto non riesca a fare di persona e più di quanto le persone non mi permettano. Ecco spiegato il nome del blog, omaggio, come è ovvio, a Giovanni Allevi.

Da oggi si riparte, ci si rialza, si cambia strada; aprire il mio blog mi è sembrata una bella idea.
Ni vidimo.