sabato 8 dicembre 2007

Operai

E' morto un altro ragazzo in seguito all'incendio delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino; 4 morti, e potrebbero ancora crescere.
Ho sentito il dovere e la necessità di parlarne sul mio blog, come piccolo omaggio, sperando che non sia retorico, perchè è fortemente sentito.
Io ci ho pensato molto. Ho pensato al significato di morire così, a 30 anni, tragicamente, in un incendio. Ho pensato alle mogli che si sono svegliate in un letto vuoto, ai bimbi, piccolissimi, che forse ora non capiscono, ma capiranno. Ho pensato alla paura che si deve provare, quando si capisce di stare morendo, esplicitata nella frase di Roberto Scola, che era terrorizzato di non rivedere più i suoi figli. Penso al dolore, anche fisico. Mi sono sinceramente rattristata, mi sono sinceramente commossa davanti alle parole dei colleghi, persone che portano un peso, un'angoscia quotidiana alle quali difficilmente ci capita di pensare. L'angoscia della necessità, del vivere precario, l'angoscia di trovare, a tratti, assurda la propria vita. A chi, leggendo, sta pensando che non basta o non serve commuoversi, rispondo che ne sono pienamente consapevole, e anche in questo sta il mio sconforto. Il reparto in cui è divampato l'incendio stava per essere dismesso e, forse, per questo, si è pensato si potessero trascurare i controlli e gli impianti di sicurezza. Gli estintori non andavano, così come le pompe d'acqua e il telefono d'emergenza; questi sono i fatti su cui qualcuno dovrà rispondere. Sono morti quattro uomini, giovani, che facevano turni anche di 12 ore, di notte, in condizioni non sicure, per guadagnare quei 30€ in più, per loro indispensabili per provvedere alle loro famiglie, per cercare di vivere e non solo di sopravvivere, e chi si rifiutava veniva licenziato o indotto ad andarsene. Questo è solo un episodio, tragico, di una situazione che riguarda moltissime persone (siamo in Italia!). Questa è una piaga sociale vergognosa, da affrontare con urgenza; è una questione di condizioni di lavoro, ma è , anche, una questione di condizioni sociali, di vita. Davanti a queste storie non mi sembrano così lontani i discorsi sull'alienazione di Marx. E allora bisogna farsi qualche domanda...
Non voglio cadere nella facile polemica, nella facile indignazione; volevo solo dedicare un pensiero e una riflessione a una vicenda che mi ha molto colpita. Perchè 4 persone sono morte, bruciate, in un'acciaieria di Torino.

"Le morti bianche" di Michael Santhers

L'operaio capì che l'inferno è sulla terra e il paradiso sono quelle ali che ti fanno volare sopra le miserie.

Dall'ultimo piano, il decimo piano, guardò il cielo, fece per toccare una nuvola con un dito e precipitò nel vuoto.

Le chiamano morti bianche come avvenissero senza sangue.

Sono morti inopportune che spesso avvengono quando l'informazione è già impegnata in altri eventi.

Sono cadaveri con vite banali, sono numeri decimali che non incidono sul bilancio.

Sono cani che hanno abbaiato nel qualunquismo per mestiere, sono un nome nell'anagrafe che si cancella come un'impronta nel deserto in pieno vento, sono i ricordi sbiaditi del giorno dopo.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

quanto hai ragione. quanto faccio fatica ad esprimere un qualsiasi pensiero che non emani rabbia e odio in questo momnento..

P.s. Bello il blog!! Avanti tutta!

Ele ha detto...

Eccoti finalmente!
Sono contenta che tu sia passato e che il blog ti piaccia.
Adesso sarà interessante lo scambio "a colpi di post"!
Un bacione

Anonimo ha detto...

sei un incubo

Anonimo ha detto...

Simpatico il tizio anonimo eh?